INTERVENTO DELLA PROF. ADRIANA DE FILIPPIS
Docente di Logopedia all’Università degli studi di Milano, Past president FLI, delegato FLI al CPLOL (Comitato europeo dei logopedisti), Direttore scientifico della rivista LOGOPEDIA (Erickson edizioni)
Ogni anno in Italia nasce
un bambino sordo ogni 1000 (diventano 2 su 1000 dopo i 2 anni). Se non
viene presa in carico precocemente da un’équipe specialistica, la sordità grave
e profonda in età evolutiva può provocare molte difficoltà al bambino (fino al
mutismo, difficoltà di interazione sociale, disturbi caratteriali, basse
competenze cognitive, dipendenza dagli altri). Ma oggi i rimedi e le
possibilità di recupero non mancano, e i sordi che conducono una vita sociale
autonoma e ben integrata sono sempre più numerosi. Il primo passo è certamente
la diagnosi precoce, cui deve seguire l’uso di apparecchi acustici già dai 3-4
mesi di vita, una terapia logopedica
oralistico-cognitiva adattata all’età e un counselling genitoriale
per ottenere la piena collaborazione della famiglia, che va coinvolta e
motivata nella riabilitazione con giochi ed esercizi a casa. Anche la
psicomotricità e la musicoterapia sono d’aiuto. Le esperienze di quasi 40 anni
di attività logopedica hanno infatti dimostrato che l’oralismo consente ai
bambini di acquisire un linguaggio parlato e un inserimento scolastico e
sociale pienamente soddisfacente.
Le rivoluzioni
tecnologiche degli ultimi anni e l’introduzione dell’impianto cocleare
(il cosiddetto “orecchio bionico”) hanno profondamente modificato i programmi
riabilitativi e l’agire del Logopedista nella sordità, in particolare
quella infantile. Oggi l’inserimento di un impianto coclearie, mono o
bilaterale, intorno al primo anno di vita del bambino, accompagnato da una
buona terapia logopedica e dall’appoggio della famiglia guidata, permette
al piccolo di avvicinarsi sempre di più alla normalità nella comunicazione
verbale e nella comprensione del linguaggio parlato. L’impianto cocleare
infatti è un vero e proprio organo artificiale in grado di sostituire la parte
danneggiata dell’orecchio (la coclea) con un sistema elettronico impiantato
stabilmente da un’equipe chirurgica otorino-laringoiatrica.
L’intervento, se
affiancato da una corretta terapia oralista cognitiva, offre importanti successi
riabilitativi. Sono però fondamentali alcune variabili quali le
condizioni del paziente, l’impianto utilizzato, e il team multiprofessionale
per il progetto riabilitativo nel quale il Logopedista svolge un ruolo
importante.
In Italia sono stati già
effettuati circa 6000 impianti cocleari nell’età evolutiva, adolescenziale e
adulta, con risultati decisamente positivi (il sistema di classificazione dei
risultati acquisiti è il Caad – Classification Aied Abilities De
Filippis). Ogni anno in Italia vengono
effettuati circa 600 nuovi impianti. In Europa 10 ogni milione di abitanti.
Importanti osservazioni e
nuove conoscenze neurofisiopatologiche dell’encefalo, grazie a diagnostiche per
immagini come Pet e Spect, hanno inoltre dimostrato come la plasticità
cerebrale non si interrompa sino alla fine della vita dell’uomo. Ciò significa
che input costanti e corretti, come una efficace riabilitazione
cognitivo-oralista, inducono nel sordo positive modificazioni delle aree
cerebrali ben oltre i 3 anni di età, e una strutturazione del linguaggio più
adeguata all’inserimento sociale e alla vita di relazione.
Ma in che cosa consiste
la terapia logopedica cognitiva oralista? Sia nei bambini con protesi
acustiche, sia in quelli con impianto cocleare, la terapia ripercorre lo
sviluppo fisiologico del linguaggio, proponendo prima suoni onomatopeici, e poi
impostando fonemi, parole e frasi via via più complesse. L’utilizzo del canale
uditivo (supportato da protesi o impianto) stimola e sviluppa anche l’area
cognitiva del linguaggio; la lettura precoce (anche a 3-4 ani di età) con
comprensione e conversazione spontanea facilita l’inserimento a scuola. Il mio
gruppo, che ha iniziato nel 1970 l’attività in Audiologia al Policlinico di
Milano con il professor Massimo Del Bo, ha inserito nella scuola normale
circa 5000 bambini con sordità grave e profonda, con una percentuale di
fallimento inferiore al 3%.
Da non sottovalutare le
possibilità di recupero anche nei sordi adulti e negli anziani. In queste età
la sordità può interessare l’orecchio medio (otosclerosi) e l'orecchio interno
(presbiacusia). Oltre all’aspetto chirurgico, terapeutico e protesico, non
vanno trascurati i problemi psicologici e relazionali che spesso insorgono con
la perdita dell'udito in età adulta.