INTERVENTO DELLA PROF. ANNA BASSO
Neuropsicologa clinica
Le malattie che
più frequentemente provocano afasia – cioè la perdita del linguaggio
normalmente acquisito – sono quelle vascolari e i traumi cranici, ma anche
tumori, malattie infettive o altro possono colpire le aree del linguaggio.
Si calcola che
in un anno circa 120.000 persone in Italia siano colpite da ictus; di queste circa 40.000 presentano dei
disturbi del linguaggio in fase acuta e almeno 15.000 presentano ancora degli importanti
disturbi dopo un anno. In Italia il
numero di persone afasiche in seguito a malattie cerebrovascolari si aggira
attorno a 140-150.000; a queste si debbono aggiungere i soggetti affetti da
afasia in seguito a traumi cranici o altre malattie.
L’afasia è più
frequente di altre malattie molto più note, come la sclerosi multipla o il
Parkinson. Ma non se ne parla, è un disturbo pressoché ignoto.
Questo silenzio
è in parte spiegabile se si pensa che gli afasici sono colpiti proprio nella
loro capacità di esprimersi e non sanno raccontare cos’è la loro malattia. Le
persone afasiche “scompaiono” perché non sono più in grado di interagire
normalmente con i propri familiari, di reinserirsi nell’ambiente lavorativo.
Spesso vengono esclusi o si auto-escludono dal proprio ambito sociale e
rimangono isolate nella loro sofferenza.
Il fattore
prognostico più importante è la gravità iniziale, ma l’afasia non è un disturbo
statico e nei primi mesi dopo l’evento morboso si ha un certo recupero
“spontaneo”.
Numerosi studi
sperimentali hanno dimostrato che l’unico trattamento efficace, anche se molto
raramente risolutivo, è il trattamento logopedico, purchè sufficientemente
protratto e intenso. Una ricerca condotta sui servizi di riabilitazione in
Italia ha purtroppo messo in evidenza il fatto che molto raramente il servizio
offerto risponde alle richieste di intensità/durata necessarie ad ottenere un
risultato significativo.